Da Scoglitti (rg) a giardini naxos (me) in kayak

REgione

Sicilia

Distanza

278 Km

Giorni

7 Giorni

persone

2

Foto


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L’anno successivo, nell’agosto del 2008, ripartiamo da Scoglitti proseguendo lungo la costa sud-orientale e gran parte della costa est fino a Giardini Naxos, in provincia di Messina. È l’anno della consacrazione, perché affrontiamo difficoltà diverse lungo una costa più impervia, con diversi punti critici durante il percorso.

Un aneddoto del primo giorno: atterriamo a Cava D’Aliga all’imbrunire, montiamo le tende e una volta acceso il lume, una quantità impressionante di pulci di mare, che si sono fatte strada da sotto la sabbia, entrano in pochissimo tempo dentro le nostre tende e saltano dappertutto come impazzite. Visto che è la luce ad attrarle, spostiamo il lume fuori dalla tenda per farle uscire: la vittoria è parziale perché non tutte hanno lasciano la tenda. Infatti, la mattina successiva ci svegliamo con qualche pulce che salta sui nostri corpi! Da questo episodio si capisce che, se si intraprende un viaggio in kayak, ci vuole anche tanto spirito di adattamento e non essere troppo schizzinosi.

L’Isola delle Correnti, il punto più sud-orientale della Sicilia, dove lo Ionio si mescola con il Canale di Sicilia, zona spesso critica per le condizioni del mare, l’acqua ribolle sotto l’effetto di correnti sostenute. Risalendo la costa est della Sicilia, apprezziamo molto il Golfo di Noto, dove, durante più di una sosta, gustiamo l’accoppiata brioche-granita tipica da queste parti, diversa da quelle della Sicilia occidentale e, secondo noi, molto più buone. I posti che abbiamo apprezzato di più sono: Marzamemi, Punta Cirica, la riserva di Vendicari, Fontane Bianche.

Doppiare Capo Murro di Porco è impegnativo ma allo stesso tempo affascinante. Quando si oltrepassa un capo importante, spesso capita che la situazione del mare è molto diversa. Poco prima del promontorio il mare è calmo, invece appena doppiato, il mare è molto formato. Sapendo che incontreremo un lungo tratto di costa con scogliera, le soste sono già programmate e gli approdi segnalati.

Il mare certo non aiuta, specialmente nel giorno più duro, quello da Siracusa a Brucoli, con tanta scogliera e con il petrolchimico di Priolo come ulteriore ostacolo alla nostra giornata. Come per il passaggio dal petrolchimico di Gela, non ci godiamo il litorale ma affrontiamo la costa anche nel suo aspetto più umanizzato in senso negativo; il mare in prossimità del petrolchimico siracusano è un misto di acqua salata e sostanze di natura oleosa, scarti provenienti dalle industrie. Queste zone, per un kayaker, sono da saltare a piè pari, ma purtroppo in un percorso di trekking nautico si possono presentare ostacoli del genere. Nelle zone naturalistiche si ha il tempo di apprezzare le bellezze del litorale; con la stessa intensità, ma in negativo attraversiamo le zone industriali, dove regna l’inquinamento e la deturpazione della costa. Questo, nei pressi di Siracusa, è un tratto di costa molto rilevante dal punto di vista storico; infatti l’adiacente peniso la Magnisi, Thapsos, (il nome greco del sito), era abitata dalla prima età del bronzo fino all’VIII secolo a.C. con ancora visibili i resti di una necropoli adiacente almare. Facciamo una sosta in questi luoghi che trasudano storia, a poca distanza dal sito industriale. È un contrasto abbastanza triste.


Nel golfo di Catania siamo stupiti non tanto della costa, che è sabbiosa e piuttosto monotona, quanto da quello che vediamo in mare: pagaiamo in un “mare” di meduse, un tappeto sconfinato di meduse, una sopra l’altra. Dopo qualche miglio, da lontano, vediamo un oggetto galleggiare: avvicinandoci scopriamo essere una carcassa di un cucciolo di delfino morto. In modo netto è visibile la ferita inferta quasi sicuramente da un’elica di un motore. Quella sera, nei pressi di Aci Castello,chiediamo ad un pescatore la presenza di una spiaggia vicina dove poter bivaccare la sera. Il pescatore ci risponde: «Ragazzi qui non ci sono spiagge... è tutta pietra vulcanica!». Scrutiamo ogni centimetro di costa per capire dove poter anche solo atterrare, ma la roccia vulcanica è molto appuntita e irregolare e non ci permette neanche di tentare un approdo. Alla fine scrutiamo uno scivolo di varo e alaggio ad Aci Trezza. È l’unico posto dove poter atterrare. Ormai è buio: non possiamo dormire con le tende in quel posto, vicino ad una strada trafficata; per fortuna troviamo un hotel poco distante. I kayak invece li lasciamo sullo scivolo dove c’è un custode a vigilare. La ricerca dell’hotel è stata breve, ma mai ci saremmo aspettati di trovarci in quella situazione: l’imprevedibilità del viaggio ci mette sempre alla prova e si deve sempre essere pronti a trovare una soluzione agli imprevisti. L’ultimo giorno arriviamo a Giardini Naxos, provincia di Messina, facendo prima una sosta alla foce di Fiumefreddo dove l’acqua è particolarmente fresca.